“La maggior parte dei partiti in Tunisia sono solo dei club” 2° parte

Choukri Hmed

Choukri Hmed

Estratto di un’intervista del giornalista francese Pierre Puchot  a Choukri Hmed, maître de conférences in  scienze politiche  all’Université Paris Dauphine, ricercatore  presso l’IRISSO-CNRS.

 

 

Pierre Puchot: Il partito islamico di Ennahda è stato abile poiché, lasciando il potere, è riuscito a far dimenticare il bilancio del suo governo. Come si spiega questa capacità di adattamento(…)?

 

Choukri Hmed: Non sono sicuro che siano riusciti a far dimenticare il loro bilancio . La prova è che la maggior parte della campagna elettorale (se non tutto l’insieme) è stata incentrata intorno alla questione ” a favore o contro un secondo mandato agli islamisti” . Però, essi hanno rivelato una particolare capacità strategica perché sono stati in grado di dimostrare di essere un partito democratico – -quale partito, anche fra quelli occidentali, accetterebbe di lasciare il potere al di fuori di un verdetto elettorale? – che mantiene la parola data e dà l’impressione di privilegiare l’interesse nazionale , a differenza di molti altri partiti, completamente presi dai loro calcoli meschini.

Ciò che sembra interessante è l’analisi della strategia degli avversari , che non hanno altri argomenti che la demonizzazione dell’avversario fine a se stessa . Qualunque cosa facciano , qualsiasi cosa dicano , gli islamisti sono sempre sospettati di mentire , fingere , tradire o giocare d’ astuzia . Questo tipo di sospetto rimanda alla negazione del loro il diritto a esistere: ciò la dice lunga sul tipo di democrazia sostenuta dalla maggior parte dei “democratici” in questo paese che, a maggioranza ( per fortuna ci sono delle eccezioni ) , avrebbe calorosamente applaudito ad uno scenario all’egiziana, se gli si fosse offerto un anno fa. Ma vedo anche un grave errore politico : concentrandosi sulle “strategie “… o l’incompetenza ” di Ennahdha , non abbiamo assistito finora a una critica seria del loro programma del governo . Poiché questo partito conservatore non ha assolutamente nulla da offrire sia in termini economici, sia in termini culturali o in termini di relazioni internazionali. Abbiamo a che fare in realtà con un neoliberismo pragmatico, appena ritoccato  da un pizzico di devozione e integrità, integrità che fa un passo indietro di fronte agli interessi delle multinazionali, delle  grandi potenze occidentali e a quelli dei capitalisti locali . La loro concezione dello Stato è quella di uno Stato debole e, per quanto riguarda la giustizia sociale,  si basano sulla carità individuale . Niente che possa rispondere alla aspirazioni della classe operaia e della classe media, secondo me.

Beji Caid Essebsi, leader del partito Nidaa Tounes, candidato alle presidenziali 2014

Beji Caid Essebsi, leader del partito Nidaa Tounes, candidato alle presidenziali 2014

Pierre Puchot: Nida Tounes è un eterogeneo insieme di sostenitori del vecchio regime e una parte di avversari storici. Prevedi un futuro politico per questo partito?

Choukri Hmed: La mancata attuazione di giustizia di transizione, come l’assenza di una chiara volontà politica da parte del governo della Troika su questa questione ha portato a una terribile constatazione: e cioè che a meno di quattro anni dalla fuga di Ben Ali e dei movimenti della Kasbah 1 e 2, i cacicchi dell’RCD sono di ritorno nel panorama politico. Certamente non si sono uniti sotto la stessa bandiera, ma questo, forse, è ancora più pericoloso. Non credono nella democrazia, e fanno fatica a tollerare il fatto di dover rispettare le regole delle elezioni per tornare al potere.
Credo che in mancanza di un bilancio autocritico da parte dei governi e dell’opposizione democratica del periodo precedente, un partito come Nida Tounes potrà avere un futuro brillante davanti a sé. Benché sia un partito eterogeneo e minacci di implodere in ogni situazione critica (potrà comunque trasformarsi nuovamente dopo le elezioni) è riuscito a riunire da una parte i partigiani del metodo forte, vale a dire i sostenitori della governance autoritaria, e dall’altra coloro i quali sono angosciati dall’idea di vivere sotto la teocrazia del partito di Ennahdha.
Si tratta di un “club acchiappa tutto”, senza un programma né una visione a lungo termine, se non quella di bloccare la strada all’élite islamista. Allo stato attuale delle relazioni nazionali e internazionali, abbiamo a che fare con un attore politico eterogeneo ma influente e che peserà pesantemente nella composizione delle alleanze parlamentari, ma anche, forse soprattutto, nella relazioni extra-parlamentari, come abbiamo potuto constatare finora.

sit in del Fronte Popolare nel 2013 per chiedere la dissoluzione dell'Assemblea nazionale Costituente Crédit photo. Babnet

sit in del Fronte Popolare nel 2013 per chiedere la dissoluzione dell’Assemblea nazionale Costituente
Crédit photo. Babnet

Pierre Puchot: Come è possibile che non esista un terzo polo? E ‘a causa della dissoluzione dei partiti di centro-destra o della debolezza del Fronte Popolare?

Choukri Hmed: In Tunisia di partiti nel vero senso del termine ne esistono ben pochi (ammesso che ve ne siano). Nel contesto di agitazione del periodo rivoluzionario vi è stata una grossa infatuazione,  seguita poi da un periodo di rapida smobilitazione. Mancato  rinnovo dei dirigenti, procedure interne non democratiche, mancanza di leadership e di programmi in grado di creare mobilitazione ecc.:  tutto ciò ha lasciato il posto  all’unico dibattito politico possibile: per o contro l’islamismo al potere, a favore o contro il ritorno dell’RCD al potere. Ogni “partito” ha fatto le sue scelte. Quella del Fronte Popolare si è rivelata, ancora una volta, disastrosa: Il fatto di schierarsi con Nida Tounes nel corso del 2013 e di porsi a fianco di Beji Caid Essebsi nel difendere l’idea di un possibile “terreno comune” (secondo l’espressione utilizzata dal loro leader Hamma Hammami) con le vecchie élite del RCD hanno causato una certo smarrimento nelle fila degli gli attivisti, dei loro simpatizzanti ed elettori.

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 Pierre Puchot: Una delle preoccupazioni della società civile è una alleanza post-elettorale tra Ennahda e Nida Tounes che possa sfociare in una una nuova forma di dittatura e e a un blocco della vita politica. Cosa ne pensi? Un ritorno alla dittatura in Tunisia è ancora possibile? 

Choukri Hmed: Questo timore non è infondato. La democrazia non si basa unicamente su libere elezioni e buoni principi. Comporta anche  la  pratica delle istituzioni,  una cultura della discussione, del rispetto per l’alterità e anche la  capacità di regolazione pacifica dei conflitti. Inoltre, questa  transizione politica non è affatto irreversibile. Fino ad ora, i conflitti sono stati risolti a livello istituzionale: c’era dissenso, conflitto di interessi e polemiche, ma sono stati gestiti in modo da raggiungere un accordo con gran parte della classe politica e anche con la società civile e i sindacati. La Tunisia è sopravvissuta a una crisi che avrebbe potuto far vacillare la sicurezza interna e mandare in pezzi la sua relativa stabilità. Questo non vuol dire affatto che potrà anche in futuro sopportare questo tipo di crisi né che il suo sistema politico, ma anche la struttura della sua società civile, saranno in grado di di attutire queste crisi e superarle in maniera pacifica.
Di fronte all’aumento della minaccia terroristica e coscienti che finora non si conosce l’identità degli autori di questi atti( mentre molti ex dell’RCD – e altri – sognano solo di chiudere al più presto la parentesi “rivoluzionaria”), c’è da temere che la minaccia alla libertà sia ancora più efficace e porti a compimento, come è avvenuto in Egitto e altrove,  forme di restaurazione autoritaria con il sostegno delle classi medie terrorizzate.

Traduzione dal francese a cura di Patrizia Mancini

l’intervista completa in francese : http://forumdesdemocrates.over-blog.com/2014/10/en-tunisie-la-plupart-des-partis-ne-sont-encore-que-des-clubs.html