Tunisia: la transizione democratica in pericolo (1/3)

 

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Patrizia Mancini

I risultati delle elezioni presidenziali in Tunisia vedranno confrontarsi al secondo turno Beji Caid Essebsi (39,4%) e Moncef Marzouki (33,4%)La data , fissata dalla nuova Costituzione tunisina a un mese dal 1° turno, probabilmente verrà anticipata alla prossima settimana.

 

Munira è analfabeta e di modestissima estrazione sociale, lavora come domestica presso la famiglia di un mio amico. Ha votato al primo turno per Hamma Ammami, leader del Fronte Popolare (coalizione di partiti della sinistra e nazionalisti arabi) il quale ha ottenuto solo il 7,8% dei suffragi. Per la scelta al secondo turno non ha esitazioni, voterà Marzouki perché sente istintivamente, visceralmente che l’elezione di Caid Essebsi può rappresentare il ritorno delle classi più umili al silenzio e alla emarginazione.

L’88enne Beji Caid Essebsi è leader di Nidaa Tounes, un partito di recente formazione, nato pressoché esclusivamente in funzione anti islamica, senza alcun radicamento nel territorio, di ispirazione bourghibista , composto da cacicchi dell’ex regime (che siederanno in buona parte nel prossimo Parlamento) e da transfughi di alcune formazioni di centro sinistra, sinceramente democratici, ma abbagliati dal “pericolo islamista”. Nidaa Tounes è uscito vincente dalla scorse elezioni legislative e sarà incaricato di formare il nuovo governo, anche se per farlo dovrà trovare degli alleati, avendo raggiunto solo il 37,56% dello score, davanti al partito di ispirazione islamica Ennahdha con il suo 27,79%. Il “voto utile”, richiesto a gran voce durante la campagna di Nidaa Tounes, ha portato alla scomparsa dal prossimo parlamento di alcune formazioni del centro sinistra.

Essebsi è stato il Ministro degli Interni di Bourghiba nel 1968, responsabile dell’incarcerazione e della tortura di molti militanti della sinistra tunisina, fra gli altri Gilbert Naccache, le cui attività in seno al gruppo “Perspectives”gli costeranno 11 anni di prigione. Una commovente testimonianza delle torture subite dai militanti della gauche tunisina sotto la dittatura di Bourghiba è presentata nel documentario di Hichem Ben Ammar “La Memoire Noire, témoignages contre l’oubli”, uscito nel 2013. Il regista sta lavorando attualmente sulle testimonianze dei militanti islamici che andranno a comporre la 2° parte del documentario.

Essebsi è stato membro del Comitato Centrale del RCD e Presidente del Parlamento sotto Ben Alì.

Essebsi, primo ministro durante l’ultimo governo provvisorio post-Ben Alì, non avrebbe voluto una nuova Costituzione.

Essebsi ha firmato l’amnistia del 2011 che ha portato alla liberazione di numerosi salafiti che probabilmente sono responsabili degli attentati alle forze di sicurezza tunisine (decine di morti negli ultimi 2 anni), anche se le circostanze di alcuni di questi atti terroristici sono tuttora poco chiare e vi è chi parla di orchestrazioni legate a interventi stranieri per destabilizzare il paese e favorire perciò i consueti riflessi d’ordine.

Essebsi si presenta come il rappresentante della modernità e del secolarismo di fronte alle “tenebre dell’oscurantismo” incarnate da Ennahdha e dal candidato Marzouki.

Parentesi italiana: questo è il personaggio che Giuliana Sgrena definisce bourghibista, attribuendo all’aggettivo una connotazione superficialmente positiva. Nel suo articolo del 24 novembre scorso dal titolo” Essebsi, gira la pagina la Tunisia che non ama gli islamistila Sgrena arriva anche a parlare di “milizie armate” in appoggio a Ennahdha: siamo pronti a offrile un soggiorno gratuito in Tunisia perché venga a verificarne la presenza coi suoi occhi. Ci chiediamo anche se abbia mai incontrato qualche rappresentante di Ennahdha nelle sue visite in Tunisia.“La Tunisia che gira pagina” di Giuliana Sgrena è in realtà una minoranza nel paese reale: chi ha votato Essebsi rappresenta circa il 18% degli potenziali elettori, dato che la percentuale del 39,4% è calcolata sul numero degli iscritti alle liste elettorali. Sono circa 3 milioni quelli che non si sono neppure iscritti.

Moncef Marzouki, 69 anni, è il presidente della Repubblica uscente, oppositore storico di Ben Alì, e militante per i diritti umani, appartiene al partito di centro-sinistra del Congrés pour la République che ha fondato nel 2001. Il CPR ha pagato duramente la sua presenza nel governo con Ennahdha e avrà solo 4 rappresentanti nella nuova Assemblea del Popolo (così è stato definito il nuovo parlamento nel testo della Costituzione). Il governo della Troika è stato sicuramente incompetente, con scarsa dimestichezza con i metodi democratici e paradossalmente responsabile del ritorno sulla scena dell’ RCD.(vedi:Tunisia: verso le elezioni, fra disincanto e ombre del passato ), grazie al cinico pragmatismo di Ennahdha e la presidenza Marzouki non ha brillato per indipendenza rispetto al governo. Eppure da solo Marzouki ha raccolto il 33,4% che non è solo il voto dei sostenitori di Ennahdha (certo, anch’essi spaventati da un eventuale ritorno alle vecchie pratiche dell’ancien regime), ma anche di democratici di estrazione diversa dall’ambiente islamico A noi Marzouki non piace molto e non ci sono simpatici alcuni suoi  sostenitori, come la Lega per la protezione della Rivoluzione. Eppure…

Eppure in una transizione democratica fragilissima dare tutto il potere a Nidaa Tounes (governo, presidenza della Repubblica con conseguente influenza sulla Corte Costituzionale) rappresenterebbe un grande pericolo per la Tunisia, fornendo al paese quelle che l’analista spagnolo Santiago Alba Rico chiama “dosi omeopatiche di dittatura”. Occorre innanzitutto rafforzare le istituzioni, dando spazio a contro poteri che di fatto in Tunisia ancora non sono solidi. Giocare a sovrapporre schemi occidentali alla fragilissima situazione della Tunisia può fare brutti scherzi all’obiettività del giornalismo che nega in questo modo la libertà a ciascun paese di trovare le proprie vie verso la democrazia, pur fra contraddizioni e incertezze. E significa anche riprodurre il retro pensiero di molti analisti occidentali secondo i quali la democrazia non sarebbe possibile nei paesi arabi e musulmani.

Marzouki presidente potrebbe frenare le tendenze egemoniche di Nidaa Tounes e di Essebsi. Una volta ristabilito questo equilibrio ci sarà tutto un insieme di patti e regole da continuare a definire. E occorrerà la vigilanza costante della società civile.

L’esperienza dell’Assemblea Nazionale Costituente è stata un’ arena in cui per la prima volta sensibilità diverse hanno potuto esprimersi, anche scontrandosi aspramente e che tuttavia ha prodotto una buona Costituzione. E’ questa la direzione da prendere perché, arrestatosi il processo rivoluzionario, ci sono gli elementi primari della democrazia da rafforzare, anche attraverso le elezioni municipali del 2015. 

Certamente dispiace comunque dover  osservare una campagna presidenziale basata sulle paure reciproche dei candidati e certi loro isterismi. Entrambi hanno dimostrato di aver poca fiducia nelle capacità del popolo tunisino di impedire derive autoritarie, quello stesso popolo che ha cacciato Ben Alì.