“Blech 7es”: musica e autogestione al centro di Tunisi

chicha e strumenti

Crédit photo: Giada Frana

 

Giada Frana

 

“Blech 7es” è un termine tunisino che significa “senza rumore” o “rumore gratuito” e viene utilizzato per zittire qualcuno che sta disturbando o sta facendo troppo caos.

E’ anche il nome che un gruppo di giovani tunisini, musicisti e non, ha deciso di utilizzare per il proprio progetto, in perfetta antitesi con il significato del termine.
Con un approccio partecipativo e un sistema di democrazia orizzontale, questi giovani hanno dato il via ad uno studio di registrazione gratuito: non il silenzio dunque, ma l’esatto contrario, con l’obiettivo di incoraggiare i loro coetanei a seguire le proprie idee e i propri sogni e condividerli con il grande pubblico: la distribuzione delle creazioni avviene sotto License creative commons.

Situato a Tunisi, nel centro città, al civico 57 di Rue 18 Janvier 1952, la sede di questo collettivo giovanile rimane quasi nascosta agli occhi dei passanti.
Ad accogliermi è Ghazi, un ragazzo di 17 anni, studente con la passione per la musica: mi mostra con orgoglio le stanze che compongono il locale. Un piccolo salotto, dove si tengono solitamente le riunioni del collettivo, una cucina dove spicca il simbolo di “Blech 7ess”, la sala prove e la sala insonorizzata per registrare.

Ogni spazio è stato realizzato dai membri del collettivo e il materiale è stato comprato attraverso l’autofinanziamento: i ragazzi dispongono di una batteria acustica, una elettrica, una consolle, due casse grandi, un mixer e qualche microfono per cantare e registrare.

Non è un caso che il progetto abbia visto la luce qualche mese dopo la cacciata del dittatore Zine El-Abidine Ben Alì: durante la dittatura non sarebbe stato possibile non solo gestire, ma anche creare uno spazio simile, dove la creatività è all’ordine del giorno e tutti nel collettivo godono degli stessi diritti e doveri.

 

 

 

sala di registrazione

Crédit photo: Giada Frana

“Blech 7es” infatti si autogestisce attraverso un’assemblea generale a cui ogni membro è chiamato a partecipare, per discutere delle idee e dei progetti in corso e dare la propria opinione al riguardo.
Lo studio di registrazione e le altre attività che vi ruotano attorno sono di conseguenza autofinanziati: l’autonomia è vista come la via più sicura per permettere a un essere umano di esercitare il suo potenziale in modo del tutto dignitoso.
L’uguaglianza dei membri è sottolineata anche dal fatto che le interviste sono rilasciate di volta in volta da una persona diversa, per evitare che sotto i riflettori finiscano sempre gli stessi e scoraggiare le manie di protagonismo e per non perdere di vista i principi del collettivo.

Per diventare membro del collettivo basta accettarne il regolamento e proporre la propria candidatura, la quale sarà presa in considerazione durante un’assemblea generale: “Sono tutti benvenuti – spiega Ghazi -: sia chi vuole mettere a disposizione il proprio tempo, chi vuole donarci del materiale per le nostre attività, o anche solo simpatizzare per noi”.

 

studio

Crédit photo: Blech 7es

 

Ghazi mi mostra una bacheca: tra i diversi fogli, spicca il planning della settimana: “Ogni giorno ci sono gruppi che vengono a registrare o a provare. Da noi vengono anche i giovani musicisti tunisini già conosciuti al pubblico: spesso quando abbiamo bisogno di una mano per i concerti, partecipano senza esitare. Organizziamo anche dei corsi musicali, a cui generalmente si iscrivono ragazzi dai 16 ai 25 anni, di sassofono, chitarra, batteria e basso. Il costo è simbolico: 25 dinari al mese (11€, NdA). I docenti prendono il 70% e a noi resta il 30%.
Le altre forme di autofinanziamento, oltre all’affitto della sala prove (10 dinari all’ora, NdA) sono la vendita di magliette e di gioielli creati da noi, il noleggio dei materiali della sala prove e i concerti.”

“Per i concerti – prosegue Ghazi – si tiene conto della natura del pubblico, ma cerchiamo di massimizzare la varietà della musica: metal, jazz, blues, funk, reggae, rap e alla fine una jam session per suonare tutti assieme. La maggior parte delle volte si esibiscono per noi gruppi amici, che non vengono pagati, ma che lo fanno perché condividono la nostra mission e vogliono aiutarci ad autofinanziarci”.
Dagli studi di “Blech 7es” sono passati anche band musicali che sono poi riuscite ad imporsi sulla scena musicale tunisina: i gruppi metal Funky Shot e Scavenger e il gruppo rap Saalik.

Tra i progetti futuri, a breve partirà una campagna per raccogliere il materiale necessario per migliorare le attività del collettivo (servono un nuovo mixer, l’amplificatore per il basso, un climatizzatore e un altro computer) e da qui alla fine dell’anno saranno organizzati altri tre concerti.

Il sito di Blech 7es: http://www.blech7es.org/

Per ascoltare le registrazioni:

 https://soundcloud.com/blech7es/

L’articolo originale è stato pubblicato il 16 ottobre 2014 : http://www.ctrlmagazine.it/2014/ssshhhh-siamo-a-tunisi/