La conferenza di fine lavori dell’Instance Verité et Dignité – 2° parte

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Anas Hamadi, presidente dell’ Associazione dei magistrati tunisini chiede scusa ai suoi concittadini per le colpe della giustizia complice, nel passato , della dittatura Crédit photo: IVD media center

Olfa Belhassine

Nella sessione del 15 dicembre l’Instance Verité et Dignité ha esposto, sotto forma di raccomandazioni, una serie di misure di riparazione e di preservazione della memoria . Anche ONG e rappresentanti della società civile hanno potuto avanzare le loro proposte. Delle 57. 000 vittime i cui dossiers sono arrivati in mano all’IVD, 19. 252 hanno subito violazioni gravi dei diritti umani: parliamo di omicidi volontari, processi ingiusti con condanne a morte, arresti arbitrari, torture, stupri, sparizioni forzate…Ogni tipo di discriminazione hanno colpito le regioni e i territori, ma anche la comunità ebraica, i neri, gli amazigh e i cristiani in Tunisia che hanno depositato le loro denunce collettive all’Instance.

Hayet Ouertani, presidentessa della commission Réparations et réhabilitation ha presentato, a grandi linee, il programma globale riguardante le riparazioni per le vittime e la loro riabilitazione, sia a livello collettivo che individuale, concepito di concerto con la società civile e le vittime in occasione di numerosi cicli di workshop, di consultazioni e sondaggi d’opinione.

Dalle scuse ufficiali alla revisione delle leggi

« Il 72% delle vittime soffre ancora oggi di complicazioni fisiche e l’88% di problemi psicologici rivelati da situazioni di depressione, di stress post-traumatico, di isolamento e di panico. Molti di loro ci hanno confessato di essere ancora incapaci di passare davanti a un commissariato senza tremare dalla testa ai piedi.” spiega Hayet Ouertani.

Le raccomandazioni della sua commissione, che si sono ispirate alle rivendicazioni delle vittime, vanno dalle scuse ufficiali alle riparazioni materiali, dalla reintegrazione dei diritti, lalla revisione di alcune leggi che non proteggerebbero a sufficienza i bambini e le donne, dall’istituzione di disposizioni speciali per prevenire la tortura e lo stupro al miglioramento delle condizioni carcerarie. La Commissione ha proposto, inoltre, che la giurisdizione tunisina si impegni a criminalizzare le sparizioni forzate. La preservazione della memoria, infine, rinforza questo dispositivo di riparazione.

Le minoranze non sono state dimenticate: il rapporto finale vuole garantire il loro diritto al rispetto della loro identità e alla pratica di una lingua che può essere diversa da quella ufficiale del paese.

Un fondo di riparazione?

Per le regioni, i quartieri e i territori che hanno presentato 220 dossier in quanto vittime, la commissione preconizza una lista di riparazioni che si focalizzano, in gran parte, sulla discriminazione positiva in favore di questi luoghi, marginalizzati nel passato in maniera sistematica, nonostante l’abbondanza di risorse naturali e umane.

« Oltre alle scuse ufficiali e formali, queste regioni hanno diritto a una migliore qualità dell’educazione, di servizi sanitari e ambientali, dell’accesso alla elettricità, all’acqua e alla cultura. I bambini di queste zone si trovano ad avere scuole rurali prive di tutto e mezzi di trasporto rudimentali. Quanto alle donne sono discriminate nel salario che ricevono per i loro lavori agricoli. “ precisa Hayet Ouertani.

Elle propone, perciò, che venga creata una struttura specializzata multidisciplinare in 24 governatorati del paese la quale si deve far carico dei diversi bisogni delle vittime e della loro riabilitazione e che una struttura pubblica, ma indipendente dal governo, diriga i Fondi della dignità per la compensazione e la riabilitazione delle vittime.

Luoghi della memoria

La conferenza di chiusura dell’IVD ha messo in rilievo una raccomandazione insistente da parte delle vittime e che è prevista anche dalla legge per la giustizia di transizione : la questione della preservazione della memoria.

Adel Maizi, presidente della commissione Memoria ha presentato in dettaglio un insieme di misure per non dimenticare quello che è successo e premunire le generazioni future da una ripetizione delle violazioni.  Il suo programma prevede l’edificazione di memoriali, musei e circuiti della memoria in diverse regioni del paese.

La prigione “9 aprile” a Tunisi, ad esempio, fu costruita dai francesi nel 1903 e demolita sotto il regime di Ben Alì nel 2009. Tutti i tipi di oppositori hanno soggiornato in questo inferno, dotato di un pozzo e di una ghigliottina. Vi si praticavano torture, stupri, violenze sessuali, umiliazioni e privazioni. Ora,

« niente oggi, in questo luogo trasformato in parco pubblico, fa ricordare quelle sevizie, né quel passato oscuro.” sottolinea Adel Maizi. «Proponiamo che vi venga eretto un memoriale sul quale vengano scolpiti la storia della prigione e i nomi delle vittime .”

La commissione Memoria ha pensato anche a un museo in via Sabbat Eddhlam (la porta dell’oscurità ), nei dedali della medina di Tunisi dove alcuni youssefisti (oppositori del Presidente Bourghiba) vennero torturati. E’ stato suggerito anche un circuito sulle alture della montagna Agri, nei dintorni di Tataouine, nel sud del paese, dove le equipes dell’IVD hanno trovato fosse comuni di fellaghas a cielo aperto.

Gli Archivi” questo tesoro inesauribile”

La riforma dell’inquadramento legale degli Archivi nazionali deve rispondere alle specificità degli archivi della giustizia di transizione, composti in gran parte di registrazioni video di 50.000 vittime. “Questo tesoro inesauribile” come lo definisce Adel Maizi, dovrà poter essere messo in sicurezza, in particolare per tutti i dati personali che racchiude, ma allo stesso tempo dovrà essere aperto ai ricercatori che si occupano di scienze umane.

Altre raccomandazioni dell’IVD hanno messo l’accento, da un lato, sull’urgenza di riformare le leggi e le disposizioni finanziarie che hanno reso possibili le malversazioni e la corruzione e ,dall’altro, di accelerare la revisione del Codici Penale e di Procedura Penale. L’allontanamento dall’amministrazione pubblica, dalla polizia, dalla giustizia e dall’insieme delle istituzioni statali di “coloro che hanno commesso crimini contro le nostre istituzioni in nome dello Stato”, ha specificato Sihem Bensedrine, è una delle raccomandazioni insistenti della Commissione. Così come l’indipendenza della giustizia, la protezione dei giudici dei tribunali speciali e il rafforzamento delle capacità delle istanze costituzionali indipendenti, veri bastioni contro gli abusi dello Stato in materia di diritti umani.

L’articolo 70 della legge relativa alla giustizia di transizione stipula che il governa debba preparare, nell’arco di un anno a partire dalla data di pubblicazione del rapporto finale dell’IVD, un programma d’azione per applicarne le raccomandazioni e le proposte. In seguito il programma dovrà essere sottoposto al Parlamento che, a sua volta, sarà tenuto a verificarne la messa in opera attraverso una commissione parlamentare di cui faranno parte le associazioni coinvolte nel percorso della giustizia di transizione.

”Mi scuso a nome dei magistrati tunisini…”

Proprio per questo motivo l’ultimo panel della conferenza è stato dedicato alla società civile. Una ventina di ONG tunisine e internazionali si sono associate per continuare la discussione sulle raccomandazioni dell’IVD, fra queste Al Bawsala, la Lega tunisina dei diritti umani, l’Associazione dei magistrati tunisini, il Forum tunisino dei diritti economici e sociali, Avocats sans frontières, il Centro internazionale per la giustizia di transizione, l’Organizzazione mondiale contro la tortura , Alert International, e altre. Da parte loro queste ONG, che avranno un ruolo fondamentale nel periodo post-IVD per diffondere e spiegare il contenuto del rapporto e nel pungolare le autorità a metterne in opera le grandi linee, hanno presentato un insieme di raccomandazioni a corto e medio termine.

Hanno richiesto che il rapporto venga pubblicato integralmente nel Journal Officiel (equivalente della Gazzetta Ufficiale in Italia N.d.T), come previsto dalla legge. Hanno anche chiesto di essere associate e consultate durante tutto il periodo di elaborazione del piano di azione e di verifica del governo. Richiedendo al governo di rispondere favorevolmente alle raccomandazioni dell’IVD, hanno insistito sulla necessità di proteggere l’integrità fisica e morale dei magistrati dei tribunali speciali, delle vittime e dei testimoni, così come quella dei funzionari e commissari dell’IVD, alla fine dei loro lavori.

La conferenza si è conclusa con un momento toccante quando, alla fine della seconda giornata, Anas Hamadi, presidente dell’Associazione dei magistrati tunisini (che fa parte delle associazioni riconosciute come vittime della dittatura) si è espresso, con voce tremante di emozione:

“Tutti si aspettano le scuse ufficiali del Presidente della Repubblica. Arriveranno, non arriveranno? Nessuno lo sa. Io rappresento qui una struttura che riunisce in sé il numero maggiore di giudici. A mio nome e a nome dei miei colleghi vorrei presentare le mie scuse a tutti coloro che hanno subito in passato dei pregiudizi e che non hanno trovato giustizia ed equità presso quei magistrati di fronte ai quali si sono recati, a causa della complicità di questi con il potere politico. Noi ci impegneremo affinché non si ripetano mai più i crimini e le violazioni del passato”

L’articolo originale è apparso il 18 dicembre 2018 su justiceinfo.net

Traduzione e adattamento dal francese a cura di Patrizia Mancini

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