La società civile tunisina si mobilita contro impunità e corruzione

Manifestazione mannich-msamah 15 luglio 2016 Crédit photo Patrizia Mancini

Thierry Brésillon

Il percorso di transizione democratica avviato in Tunisia nel gennaio 2011 si trova probabilmente a un bivio decisivo. Nel torpore estivo la società civile si sforza di mobilitarsi per mettere in guardia sulla pericolosità di un progetto di legge, in discussione attualmente in parlamento, il cui obiettivo è “la riconciliazione economica”

L’intenzione espressa nell’esposizione delle motivazioni di questa legge “della riconciliazione economica” sarebbe quella di ristabilire un clima favorevole alla ripresa degli investimenti, al fine di rilanciare un’economia che fatica a ritrovare il suo dinamismo. Lo scopo di questa legge è in realtà l’estinzione di tutti i procedimenti giudiziari contro gli uomini d’affari e i funzionari statali implicati in casi di corruzione, nell’uso improprio di denaro pubblico e nell’ evasione fiscale prima della rivoluzione, mediante un arbitraggio basato sul riconoscimento dei fatti e il versamento di una indennità.

Permettere ai corrotti del vecchio regime di riprendere i loro posti”

Per il collettivo di organizzazioni impegnate nella campagna per il ritiro di questo progetto di legge, il suo vero obiettivo è quello di scagionare i corrotti del vecchio regime e permettere loro di riprendere il loro posto nella vita economica e nell’amministrazione per potervi ristabilire le vecchie pratiche.

In realtà il dibattito dura da più di un anno. Il 20 marzo 2015 il nuovo Capo di Stato, Béji Caïd Essebsi, un ex ministro dell’epoca di Bourghiba, aveva annunciato la propria intenzione di favorire una riconciliazione nazionale che puntava a girare la pagina del passato. Il 14 luglio 2015 aveva utilizzato la sua prerogativa d’iniziativa legislativa per proporre questo progetto, suscitando immediatamente una levata di scudi. Avvocati, associazioni impegnate nella transizione democratica, alcuni partiti politici avevano moltiplicato le proteste, ampiamente riprese dalla stampa francese. Un piccolo collettivo battezzatosi “Manich_msamah” (io non perdono) si era mobilitato per richiedere l’abbandono del progetto (leggere in proposito : http://www.tunisiainred.org/tir/?p=5729)

Un mezzo per aggirare l’istanza Verità e Dignità (IDV)

Secondo il collettivo il motivo appena dissimulato di questa iniziativa presidenziale era di aggirare l’Istanza Verità e Dignità (IVD) : l’istituzione incaricata di mettere in opera la giustizia di transizione che comprende anche i crimini economici e finanziari, una specificità tunisina

Agli occhi dei suoi detrattori, l’IVD sarebbe animata da spirito di vendetta, troppo lenta per garantire un trattamento rapido dei dossier degli uomini d’affari e segnata politicamente dal contesto in cui è stata creata la legge che l’ha istituita. Obiezioni rifiutate dalla presidente dell’IVD, Sihem Ben Sedrine: “ Noi non siamo mai stati consultati in merito a questo progetto “si dispiaceva nel giugno 2015.”Eppure il meccanismo di arbitraggio proposto agli uomini d’affari da parte dell’IVD è molto più efficace del sistema previsto dal progetto presidenziale”

Un progetto giudicato incostituzionale

Sollecitata dall’IVD a dare un parere sulla legalità del progetto, la Commissione di Venezia (un organismo di perizia giuridica del Consiglio d’Europa) nell’ottobre 2015 aveva emesso un parere dettagliato che giudicava incostituzionale il meccanismo d’arbitraggio previsto dal progetto, in quanto contraddiceva l’obbligo dello Stato a portare a compimento il percorso della Giustizia di transizione, iscritto nella nuova Costituzione. Prevedendo la composizione di un organismo formato a grande maggioranza da rappresentanti del potere esecutivo che deliberebbero senza trasparenza, senza prevedere ricorsi, senza lasciare alcuna iniziativa alle vittime di crimini finanziari e senza avere alcun potere d’indagine, il progetto non offrirebbe in effetti nessuna delle condizioni necessarie a stabilire la verità e ad accordare l’amnistia a chi ha compiuto atti di corruzione in un quadro di equità per le parti lese.

Contestato politicamente, indebolito giuridicamente, il progetto di legge, le cui lacune tecniche saltano agli occhi, era scomparso dall’agenda politica. Ma, dalla metà del luglio scorso, è tornato in discussione nella commissione in parlamento, nella sua versione iniziale.

E ciò nonostante le obiezioni argomentate che ha suscitato e malgrado il fatto che il meccanismo di arbitraggio previsto nel quadro dell’Istanza Verità e Dignità fra lo Stato e gli operatori corrotti abbia cominciato a funzionare, in particolare per il caso emblematico di Slim Chiboub, uomo d’affari e genero del ex presidente Ben Alì.

Una mobilitazione che va strutturandosi

Questa volta la mobilitazione si è strutturata meglio . Si è costituito un collettivo nazionale  di 23 organizzazioni tunisine.  Fra queste l’Observatoire tunisien de l’économie (OTE), partenaire del CCFD-Terre Solidaire. 

Abbiamo fornito supporto in termini di metodologia  per sostenere la causa e argomentarla. spiega Layla Riahi dell’OTE. “Centro della mobilitazione rimane “Manich Msemah”. »

Video: Manifestazione Mannich-msamah 15 luglio 2016

 

Emna Mornagui, una delle animatrici di  “Manich Msemah” precisa : « Abbiamo inviato una lettera ai deputati per invitarli ad assumersi le proprie responsabilità e rispondere alle aspettative della popolazione in materia di lotta alla corruzione. In particolare sottolineiamo il fatto che essi vengono chiamati a dibattere su un progetto di legge il cui carattere anti-costituzionale è già stato stabilito e che, sul piano economico, l’impunità relativa alla corruzione contraddice tutte le aspettative delle organizzazioni internazionali. Attualmente il collettivo dispone di un argomentario giuridico, economico e politico dettagliato. Abbiamo organizzato mobilitazioni nelle regioni e una manifestazione nazionale a Tunisi il 25 luglio scorso con tutte le organizzazioni e i partiti politici che si sono uniti alla campagna. “

« Se verrà adottato, questo progetto di legge sarà la tomba della lotta contro l’impunità “ si lamenta Cherif el Khadi, membro de l’association iWatch, specializzatasi nella lotta contro la corruzione. “Non può esserci sviluppo se i corrotti vengono scagionati .Passerebbe un messaggio che parla di impotenza dello Stato di fronte alla frode e alla corruzione. Contrariamente a quanto afferma chi ha presentato il progetto di legge, esso non creerà un clima favorevole alla ripresa degli investimenti.”

Solo la giustizia di transizione può impedire che il vecchio sistema si riproduca

« La giustizia di transizione ha innanzitutto come obiettivo di impedire la riproduzione del sistema” insiste Layla Riahi dell’OTE “Per ottenere ciò occorre stabilire la verità ed è necessario che i responsabili rendano conto, occorre riformare le strutture che hanno reso possibile la corruzione. La riconciliazione non può farsi a priori e per decreto, è il risultato di un percorso”

La questione del progetto di legge va quindi ben al di là della mera impunità dei responsabili del vecchio regime, è la riproduzione di un modello economico e politico fondato sul dominio del potere sulle attività, a profitto di qualche clan legato al potere stesso. In altri termini, un sistema mafioso.

La società civile messa da parte

Questo dibattito ha rivelato un’altra inquietante deriva: la commissione parlamentare incaricata di esaminare il progetto di legge ha ascoltato un certo numero di associazioni, fra cui iWatch « i deputati hanno evitato l’argomento “ afferma indignato Mouheb Garoui, direttore dell’associazione  la discussione si è spostata sul ruolo della società civile. I deputati della maggioranza ci hanno rimproverato di non essere neutri, di intervenire su un argomento politico!

In un contesto in cui la società civile nella transizione democratica svolge un ruolo tanto importante, onorato dal Premio Nobel per la pace nel 2015, questa volontà di metterla da parte costituisce un vero passo indietro.

Traduzione e adattamento dal francese a cura di Patrizia Mancini

l’articolo originale è apparso il 30 luglio 2016 : http://ccfd-terresolidaire.org/infos/la-societe-civile-5596